Racconto


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Racconti brevi dell’isola: VI – Il Don e i suoi seguaci

Veli di fumo si diffondevano nell’aria disordinatamente. Una nebbia fitta e umida trasudava dalla terra e non lasciava spazio al fumo.

Un uomo tossì.

“Dannata!” imprecò un tizio.

“Cosa, la zuppa di Rachel?” replicò un altro.

“No, spiritoso, la nebbia,” rispose scontroso il primo.

“Dannata palude!” rispose il secondo.

“Dannato Inquisitore!” disse un terzo, rimasto in silenzio fino a quel momento, indicando la fonte di tutti i mali.

Da quando l’Inquisitore aveva messo piede sull’isola con la sua gente, il Don aveva lasciato la città per rifugiarsi nella palude. Lì poteva ancora essere l’unico padrone di se stesso e non doveva prendere ordini dai nuovi signori dell’isola. Lì, era il capo della sua gente, il signore di pochi acri di terreno paludoso e di un antico tempio in rovina, pieno di mostri. Sarebbe rimasto in quella sistemazione finché l’Inquisitore non avesse lasciato la città. Fino a quel momento, il Don avrebbe alloggiato nella prima sala del tempio.

“È uscito qualcosa dal tempio oggi?” chiese uno degli uomini.

“Una creatura? No. I passaggi anteriori sono sgombri. Fincher li ha controllati ancora ieri.”


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Racconti brevi dell’isola: V – Avventura Fatale

Tre uomini si avventuravano per un passaggio lungo e stretto, scosceso.

“Sai che penso?” chiese Olf, imbracciando un piccone.

“No, non credo,” borbottò Dytar. “Tieni ben sollevata quella torcia, così non ci sfuggirà nessuna trappola.”

“Te lo dirò in ogni caso,” replicò il primo. “Ho la sensazione che troveremo un bel po’ di oro. Lo sento nel mignolo.”

“Aah, nell’ultimo tempio, era nell’alluce. Deciditi…” rispose Dirk lamentandosi. Stava trasportando degli attrezzi da scavo. “E non abbiamo trovato nulla, comunque.”

“Beh, è stato perché quelli dell’Ordine sono stati più veloci. Ma nessuno è stato qui prima di noi.”

“Ritieniti fortunato che non ci abbiano ancora beccato fuori dalla città.”

“Ehi, attento! Fermo.” urlò Dytar, mettendo fine alla discussione. “Non vedi quell’affare, imbecille? Quella lastra mi sembra strana. Potrebbe essere un’altra trappola.”

“Beh, sempre meglio di quegli spuntoni di prima.”

Un forte rumore in lontananza li interruppe. Poi un suono simile ad artigli che graffiano la pietra. Vicino. Molto vicino.

“Che cos’era?” bisbigliò Olf. “L’hai sentito?”

“Non sono sordo!” sospirò Dirk.

“Stai indietro!”


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Racconti brevi dell’isola: III – L’Inquisizione

La città è cambiata da quando l’Inquisizione è salita al potere.

Il grasso uomo si sedette su una panchina fuori dal Gyrger beffardo, e si mise a guardare. Cid si sedette al suo fianco.

“Amico, la mia vecchia signora vuole a tutti i costi una collana di perle. E io dove la trovo?” si lamentò Cid.

“E io come faccio a saperlo? Voi ragazzi piuttosto, riuscivate a mettere le mani su qualsiasi cosa.”

“Già, ma era quando non avevamo tra i piedi quel dannato Inquisitore,” disse il bandito. “Potevamo fare affari con le guardie cittadine. Pensa che poco tempo fa hanno preso Rodriguez e l’hanno portato al Monastero. Dritto dall’Inquisitore. E quando ha fatto ritorno, era un’altra persona, totalmente diversa. Come se l’avessero scambiato con qualcun altro. E ora dice che mi farà rapporto se dovesse beccarmi di nuovo con le mani in qualche losco affare. Proprio Rodriguez! Mi fa venire i brividi. Quell’Inquisitore e il suo occhio magico, scruta dritto nella tua testa e ti rivolta dall’alto in basso. E poi tu fai quello che lui vuole. Non ti puoi fidare di quel tipo. Sa più cose riguardo a quei templi di quante ne voglia ammettere, stanne certo.”

L’uomo grasso non disse nulla. Aveva sentito abbastanza.


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Racconti brevi dell’isola: II – Un nuovo eroe

“Ehi hai sentito?” Philus venne accolto dal suo grasso amico quando entrò nella locanda. “Si dice che qualcuno, qualcuno che l’Inquisizione non è ancora riuscita a catturare, si stia aggirando per l’isola. Nessuno sa da dove provenga.”

Di ritorno al Gyrger beffardo dopo una giornata inconcludente, Philus non era di buon umore quando replicò. “E quindi? Sarà un bandito. Non è certo l’unico,” borbottò.

“No, non fa parte della gente del Don,” disse l’uomo grasso a bassa voce. “Ma questo non gli impedisce di ficcare il naso in giro, di entrare nei templi e così via.”

“Quindi? Altre persone lo hanno fatto,” rispose Philus irritato. L’uomo aveva altre preoccupazioni. Probabilmente nessuno aveva comprato il suo pesce.

“Già, ma a differenza loro, lui ne esce vivo. Dicono sia alto due metri, così mi ha riferito un contadino dei Bassifondi.”

“Stupidaggini, è impossibile.”

“E perché?”

“Beh, perché i corridoi dei tempi non sono abbastanza alti. Avrebbe dovuto spaccarsi la testa e morire come tutti gli altri già da tempo,” questo era l’impeccabile ragionamento di Philus.

“Ah, ma che ne sai…”

“Già, che vuoi che ne sappia. Offrimi una birra, eh? Ho avuto una brutta giornata.”


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Racconti brevi dell’isola: I – La Profezia

La gente passava senza curarsi della figura vestita di stracci logori, che sfidava il sole cocente di fronte a un muro imbiancato.

“Vi avverto, siamo tutti condannati,” inveiva, noncurante del fatto che nessuno gli stava prestando ascolto.

“Gli dei hanno abbandonato l’isola. Il male si è risvegliato! La sola Sacra Fiamma non potrà proteggerci per sempre!”

Nessuno si fermava. La gente era presa dalle proprie preoccupazioni. Gli affari andavano male da quando la città era stata chiusa. Il predicatore proseguiva senza esitazioni.

“I tre segni si sono manifestati,” gridò a gran voce, “i tre segni!”

“I terremoti sono stati il primo. E nessuno vi ha prestato attenzione. I templi pagani sono stati il secondo. E di nuovo, nessuno ha ascoltato. Sono stati depredati, vi siete appropriati dei loro tesori. Le bestie sono state il terzo segno. Tre segni. Gli dei ci hanno abbandonato, e presto la Fiamma Sacra si estinguerà. Le antiche forze risorgeranno. La fine è vicina!”


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