Su Multiplayer.it è recentemente uscito un articolo che parla delle caratteristiche tecniche di Risen dopo la sua uscita.
Le animazioni non sono il massimo della vita e i modelli sono nella media. Non ci sono grandi esempi di architettura e l’impiego della fisica è risicato. Il titolo è per puristi, tradizionale, ostico e non c’è nemmeno l’ampio parcheggio. La più grande pecca di Risen, tecnicamente parlando, è la comparsa di nemici e creature che appaiono letteralmente dal nulla in mezzo allo schermo. Una bruttura, messa in evidenza spesso e volentieri dagli ampi spazi del titolo, che dovrebbe ridurre l’impatto dei modelli animati sull’engine ma che finisce invece per inficiare la qualità globale dell’esperienza. Eppure, nonostante le alte mura che lo circondano, Risen coinvolge, colpisce nel segno e genera tonnellate di atmosfera che, se ci lasciamo coinvolgere, potrebbe convincerci a sconfiggere il male per salvare quel mix di colori, luci e ombre che si trova a tu per tu con la distruzione totale.
Dettaglio massimo. Le ombreggiature popolano tutta la scena.
L’engine grafico, nonostante i numerosi difetti, svetta grazie agli effetti grafici che attraversano, avvolgono o illuminano la folta vegetazione. Di certo non ci troviamo di fronte al motore perfetto, ma l’insieme basta e avanza per farci sentire umidi e sperduti quando attraversiamo una palude. La flora, e con flora intendiamo anche cespugli ed erba, è tanto fitta che per la prima volta, in un videogioco, ci si sente un cercatore di funghi. Un’attività salutare tra l’altro visto che alcuni esemplari di miceti e piante offrono bonus piuttosto succosi.
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