Il sito italiano GameSurf.it ha recentemente messo online una recensione di Risen a cura di Alessandro Cossu, completa nuovi screenshot in italiano, che qui riportiamo.
Un’isola, un naufragio, un eroe solitario: la fiera del “già visto” si veste di nuovo!
Per quanti non ne fossero a conoscenza, gli autori del gioco che ci apprestiamo ad esaminare, rispondono al nome di Piranha Bytes. Forse, un titolo su tutti potrebbe aiutare a far scomparire l’enorme punto di domanda che è apparso vicino al cranio dei lettori : Gothic. Questa celeberrima saga, che ha visto i suoi Natali nel 2001 e che, vantando tre titoli, è proseguita fino al 2006, ha conquistato giocatori sparsi per mezzo globo, ed ancora oggi dispone di un corposo zoccolo duro di appassionati. Potremmo affermare che Risen, ultima ma non ultima fatica dei programmatori tedeschi, mutua in larga parte lo stile di gioco della loro opera più famosa e, nel contempo, coglie a piene mani idee e feeling da un altro caposaldo del genere GDR, ovvero il bellissimo e mai abbastanza apprezzato “The Witcher”.
Abbandonati i sogni di esplorazione e libertà a tutti i costi presenti nel terzo capitolo di Gothic, gli sviluppatori hanno ridimensionato concetti e mondo di gioco, creando un mondo, o meglio un’isola si molto grande e variegata, ma senza eccessi. Risen, difatti, è localizzato in un isola dove il volo 375 della Oceanic…pardon, in un’isola conosciuta come Faranga la quale, novella Tenerife, vanta un’enorme vulcano quasi nel suo centro, vulcano che sarà responsabile dei movimenti tellurici (cfr. del fatto che la visuale di gioco, di quando in quando, diverrà particolarmente instabile) che scuoteranno il luogo dove vivremo la nostra (lunga) avventura.
In tal senso, Risen ripercorre i classici stilemi del filone a cui appartiene, almeno secondo i parametri di chi l’ha progettato. All’inizio dell’avventura, ci troviamo su una nave in balia di una tremenda tempesta : un enorme mostro assalterà la “nostra” imbarcazione – le virgolette sono d’obbligo, dal momento che siamo clandestini – e l’ovvio risultato sarà quello di naufragare miseramente su un’isola, cioè appunto, Faranga.
I primissimi minuti di gioco, non li vivremo da soli : un’altra persona è infatti scampata al naufragio e si tratta di Sara, la quale, all’inizio, ci fornirà brevi istruzioni per prendere confidenza con il protagonista del gioco. Il nostro alter ego, in effetti, non ha nome, non ha soldi ed è vestito di stracci : il candidato ideale da impersonare, far crescere, vestire e nutrire. Tuttavia, il mondo che ci aspetta sarà tutto, fuorché amichevole : l’isola, infatti, è letteralmente divisa in due da opposte fazioni che si contendono il controllo del territorio. Come se ciò non bastasse, l’isola è sconvolta da pesanti mutamenti : dal sottosuolo sono iniziati ad emergere strani e misteriosi edifici, pieni di tesori protetti da mostri di vario genere e natura, che hanno portato scompiglio nella popolazione locale. In buona sostanza, quindi, avremo tutto contro e riuscire a guadagnare la fiducia di una o dell’altra fazione non sarà cosa facile.
Da una parte, troveremo un gruppo piuttosto esteso che vive a metà fra il mondo religioso e quello militare, chiamato generalmente “L’Inquisizione” e facente capo ad un personaggio di nome Mendoza. Dall’altra, troveremo invece i fuorilegge che si sono schierati dalla parte di un vecchio e potente signore dell’Isola, tale Don Esteban, rimosso dalla sua posizione di capo dai nuovi signori dell’Inquisizione; in pieno stile RPG, ci troveremo ad assolvere quest più o meno importanti per l’una o per l’altra parte, dovendo in continuazione scegliere – e prestare la massima attenzione, con chi schierarci e quando. In linea di massima, possiamo affermare che, chiudendo le varie missioni assegnateci dall’Inquisizione, otterremo potenziamenti dediti alla Magia; di contro, aiutare “Il Don”, significa sbloccare abilità più strettamente legate al corpo al corpo.
Questo piccolo preambolo funge da apripista alle peculiarità specifiche del nostro personaggio : ogni oggetto trovato, ogni missione compiuta, ogni avversario ucciso (ma ucciso nel vero senso della parola : spesso, infatti, capiterà di vedere i nostri nemici “rianimarsi” e riprendere le loro attività) farà aumentare i nostri “punti esperienza”, con relativo salto di livello. La prima prova tangibile d’essere saliti di livello, la vedremo nella barra della salute, che aumenterà di una piccola tacca. Inoltre, avremo a disposizione dieci “punti d’abilità” da distribuire nelle peculiarità del nostro eroe, divise fra Saggezza, Forza e Destrezza. Da non sottovalutare, ovviamente, il Mana : questo parametro determina infatti la nostra abilità nel lancio d’incantesimi, nonché l’energia necessaria per l’uso degli stessi. Alcuni di questi possono essere utilizzati per potenziare armi e armature, altri per offendere, altri ancora per sanare; non manca la possibilità di illuminare un ambiente, levitare, et similia.
Inoltre, il protagonista del gioco vanta anche altre abilità: il combattimento a distanza, per esempio, così come lo scassinare, la maestria con la spada, la capacità di forgiare armi e quant’altro. Come nel già citato “The Witcher”, saremo in grado di riposare, meditare, fare sesso e in più farci il bagno. Se troveremo un letto, potremo riposarci su di esso fino all’indomani e recuperare punti di vita e Mana (a patto che il letto non sia di nessuno, o che sia stato pagato bene ad un affittuario). Nella città portuale, sarà anche possibile entrare in un bordello e pagare i servigi di una fanciulla del luogo ; questo ultimo “gioco” ci frutterà qualche punto esperienza ma, a dispetto di quanto accadeva in precedenti produzioni, vedremo solo lo schermo nero per qualche secondo, con buona pace della nostra curiosità.
Da non sottovalutare, la preziosa abilità dello “Scassinare” : l’isola è cosparsa di numerosi scrigni che aspettano solo d’essere aperti e svuotati : la maggior parte di essi sono a nostra disposizione, ma per altri, quelli in genere più succulenti, dovremo affidarci alla magia (c’e’ un apposito incantesimo che ci permette d’aprire ogni lucchetto), oppure spendere qualche punto nell’arte dello scassinamento e usare un grimaldello : il titolo si produrrà allora in una sorta di minigame nel quale dovremo indovinare la giusta sequenza “destra/sinistra” per aprire il forziere. Inoltre, merita una citazione il fatto di poter cucinare : un fuoco da campo, a patto di avere una padella, diventerà per noi il mezzo per cucinare del cibo (pesce o carne) e consumarlo, onde ripristinare la nostra salute. Se poi nutriamo velleità di fabbro, pagando il giusto compenso o scavando per ottenere minerale, potremo in certa misura produrre da soli le nostre armi. Niente di nuovo sotto il sole, certo, ma comunque sono tante piccole cose, queste, che aggiungono pepe ad un gameplay non esattamente orginale.
In ogni caso, potremo potenziare le nostre varie abilità dialogando con le persone giuste e versando nelle loro capaci tasche ingenti quantità d’oro, che si tradurranno istantaneamente in nuovi punti – con relativi benefici, per noi…e di benefici, in effetti, ce ne serviranno parecchi, soprattutto nelle prime ore di gioco.
All’inizio e per un bel pezzo, infatti, il nostro alter ego è violento e resistente quanto una pulce zoppa; gli scontri, con uno qualsiasi degli ostili presenti sull’isola, sia esso uomo o animale, si ridurranno in un quasi istantaneo KO per noi, con relativa somma di improperi, specialmente se non avremo avuto il buongusto di salvare la nostra posizione; i checkpoint, infatti, sono piuttosto diradati,nel “campo” di gioco, ma alla Deep Silver hanno pensato bene di lasciare al giocatore la libertà di salvare a piacimento (cosa questa per la quale non li ringrazieremo mai abbastanza). In effetti, le prime ore di gioco si tradurranno in lunghi dialoghi a scelta multipla e nell’obbligo assoluto di evitare gli scontri diretti anche contro una zanzara; frustrante, è il termine più liscio e soft che possiamo utilizzare per descrivere questa lunga fase iniziale.
Tuttavia, se si avrà la costanza di non lanciare il computer fuori dalla finestra dopo l’ennesimo starnuto di un mostro che ci avrà spedito a mangiare la cicoria dalla parte della radice, allora, Risen comincerà davvero ad essere godibile sotto quasi ogni aspetto.
L’ambiente di gioco, di per se, pur non essendo vasto come il già citato Gothic 3, vanta comunque un estremamente vario numero di locations, come paludi, castelli e spiagge, da esplorare; non avremo animali da soma, ne da cavalcare, ma i programmatori hanno ovviato alla necessità di spostarsi da un capo all’altro dell’isola, con il più classico dei cliché : le rune da teletrasporto. Novelli Picard, dopo averle raccolte tutte e quattordici – il che, accadrà relativamente presto, potremo teleportarci quasi ovunque nell’isola, in un secondo.
I panorami di gioco, in talune occasioni, sono davvero ben realizzati : la marea che si infrange contro gli scogli nella Città del Porto è ben impressa nelle nostre retine, così come alcuni dungeon che abbiamo esplorato. Nel complesso, le animazioni dei personaggi sono ben realizzate e fanno da contraltare a modelli poligonali tutt’altro che vari (i PNG, infatti, soffrono di una certa ridondanza). Abbiamo apprezzato e non poco, la bellezza delle locations all’aperto, le fronde degli alberi, il fumo e gli effetti di luce; i frequentissimi combattimenti, d’altro canto, ricordano alla lontana gli scontri di Blood Omen 2, dove saremo chiamati, essenzialmente, a parare gli attacchi nemici e cogliere l’attimo per infilzarli con la nostra spada (o ascia, o coltello, o bastone, o pugnale che sia).
Il parlato rimane in Inglese (il doppiaggio è gradevole, pur non risultando brillante), ma la presenza costante dei sottotitoli in Italiano, nonché la completa localizzazione della lingua del Bel Paese di tutti i menù, aiuterà non poco i non anglofoni; ottima la colonna sonora, molto evocativa. Tuttavia, quello che non ci ha convinto, è la relativa “pesantezza” del motore grafico : a fronte di una configurazione di test ben superiore tanto ai requisiti minimi, tanto a quelli consigliati, non abbiamo visto un titolo particolarmente “fluido”; per maggiori dettagli, vi rimandiamo al nutrito box hardware in fondo a questo articolo. Prima di chiudere, si ricorda che il titolo in questione non vanta alcuna peculiarità multigiocatore.
Commento
Risen non è il titolo più originale dell’anno e anzi sembra attingere, fin troppo, alle passate produzioni della Piranha Bytes – e non solo. Tuttavia, è e resta un titolo emozionante, coinvolgente, gradevole, pieno di risvolti e disseminato di piccole gemme di divertimento. Lungo e appassionante, ma cosparso di piccoli difetti che non lo faranno assurgere all’olimpo dei videogames. Di un soffio.
Pregi
Avventura lunga e divertente
Azione appassionante
StoryLine articolata
Difetti
Prime ore di gioco snervanti
Graficamente non impeccabile
Difetti minori di clipping
Hardware
Per scoprire tutti i misteri dell’isola di Faranga,occorre munirsi,come minimo,di XP o Vista, un processore a 2 Ghz, una ATI 1800 o una GeForce 7900, 1 GB di memoria di sistema, 2,5 Gb di spazio su disco, topo, tastiera, lettore DVD. Un computer di questo tipo, tuttavia, vi permetterà di giocare a Risen come se sfogliaste un album di fotografie. I nostri test sono stati effettuati su un PC con XP SP3, un Quad Core Q6600 coadiuvato da 3 GB di Ram, Audigy 2 ZS e una GeForce 9800Gx2. Impostando i parametri su Medio/Alto e filtro Anisotropico a 4x, il gioco non è mai realmente fluido,ma scorre sempre con “il freno a mano” tirato (conteggio dei frame pari a 30 in molte situazioni). Lo stesso si è verificato su un Amd Quad Core, con 3GB di Ram e Radeon 4870 GS.