Nella casella 16 il CST ci propone un racconto breve, che sin dalle prime righe farà ricordare uno dei momenti chiave e più noti della saga di Gothic. Buona lettura!
Il pavimento della cabina tremò mentre appariva il bagliore dell‘incantesimo di teletrasporto. Un momento dopo, era sparito, proprio come lui, l‘evocatore di demoni.
L‘eroe rimase immobile per un attimo, pensando rapidamente a Xardas. La cabina sembrava ancora intatta, sempre priva di oggetti di lusso. Solo della polvere dorata fluttuava nell‘aria, svanendo un poco alla volta.
All‘improvviso la porta venne spalancata e Gorn con la sua ascia si piazzò sullo stipite. L‘eroe lo osservò con curiosità, sollevando il sopracciglio sinistro.
Gorn gli spiegò all‘istante: “Abbiamo sentito dei rumori provenienti da questa cabina. Pensavamo si fosse messo male.”
Gorn poi fissò irritato la nuvola di polvere ormai quasi scomparsa e si rivolse di nuovo all’eroe: “Dimmi… cosa stavi facendo? Pulizie? Da dove viene questa strana polverina?”
“Io …”, stava per dire l’eroe, quando la voce del capitano risuonò all’esterno:
“LA GROTTA STA CROLLANDO!!!”
I due uomini si precipitarono fuori e videro crollare parti della minacciosa grotta di Irdorath; la distruzione sembrava iniziata al centro, all’interno dell’isola e iniziava lentamente a raggiungere anche la baia.
“TENETEVI FORTE!!!” urlò il capitano. La nave era già per metà oltre al passaggio per l’uscita, che prima era stata quello di entrata. L’eroe cercò riparo nel corridoio tra le cabine, come Gorn. Entrambi sentirono un impatto che scosse l’intera nave. Tentarono di rimanere in equilibrio mentre si avventuravano fuori per vedere cosa stava succedendo. Un enorme masso di roccia era crollato nell’acqua accanto alla nave, ma la nave sembrava non essere stata colpita e proseguì verso l’uscita finché …
“SIAMO FUORI! CE L’ABBIAMO FATTA!!!” urlò di gioia il capitano.
Tutto l’equipaggio tirò un sospiro di sollievo e iniziò a riparare i danni minori alla nave. Affrontare l’esercito del drago non morto era una cosa, affrontare un tempo sul punto di crollare un’altra! Dopotutto, ci si può difendere da una cosa per volta …
Alcune ore dopo, erano di nuovo in alto mare. Per fortuna o per grazia divina, tutti erano comunque felici di essere sopravvissuti.
“Dove vai?” chiese Gorn all’eroe, che si stava dirigendo verso la cabina.
“A recuperare qualche ora di sonno”, replicò il secondo, andando via.
7 GIORNI DOPO
“Non l’abbiamo quasi visto per giorni”, sottolineò Milten sedendosi a un tavolo in cucina, con gli amici Diego, Gorn and Lester, per gustare probabilmente la centesima zuppa di pesce. Ne avevano la nausea.
Accanto c’era un altro tavolo dove stavano cenando il resto dell’equipaggio, Lee, Lares, Vatras, Pedro e il capitano.
“Come se nulla lo disturbasse”, Diego annuì ripetutamente.
“Di chi state parlando?” chiese Angar, che era appena entrato nella stanza e si era avvicinato alla pentola per servirsi la zuppa col mestolo.
“Beh, del nostro amico, l’ammazzadraghi. Ormai esce di rado dalla sua cabina”, rispose Diego.
“Esce così di rado che l’ultima volta l’ho visto settimana scorsa”, aggiunse Gorn. “Deve essere successo qualcosa di terribile nel tempio.”
“E cosa potrebbe essere?” chiese Diego.
“Magari il drago non morto l’ha manipolato in qualche modo. Proprio come Mario! Magari proprio adesso sta combattendo il suo influsso…” disse spaventato Lester.
“Oh, idiozie.” Diego mosse semplicemente la mano. “Ha sconfitto in tutta l’isola così tanti cercatori che cercavano di fare lo stesso, non è forse così?” aggiunse.
“Ma un drago non morto con il potere di radunare così tanti servi intorno a sé è un’altra faccenda,” sbottò Gorn. La nausea di Milten saliva ogni volta che vedeva Gorn ingurgitare la successiva zuppa di pesce, come se fosse nulla. In parte era anche un po’ invidioso…
“Non pensate che dovreste chiederglielo di persona?”, sospirò Lee, fissando gli amici. “State facendo supposizioni a più non posso, ma forse avrà le sue ragioni. O magari è solo stremato dopo aver eliminato migliaia di quei dannati uomini lucertola, orchi e tizi incappucciati. Per non parlare dei draghi!”
“Già, non è stato affatto semplice.”
Tutti si voltarono verso la porta, dove era fermo l’eroe prima di dirigere lo sguardo verso il fondo della stanza. Sospirò, “Di nuovo zuppa di pesce… Perché sempre zuppa di pesce?”
“Siccome una certa persona ha fatto fuori tutte le provviste…”, borbottò Diego in direzione di Gorn. Questi non abbassò lo sguardo e rispose innocentemente: “Avevo fame … e le provviste non erano neanche un granché.”
Replicò l’eroe: “Sì, ma almeno ti hanno riempito, più di queste zuppe.”
Allora Milten sbottò: “Dove sei stato, amico? Eravamo tutti preoccupati…”
“Ho sentito, anche le vostre supposizioni”, l’eroe prese fiato. “Xardas probabilmente ci ha tradito.”
“COSA?!” ululò Milten, Vatras fissò l’eroe e gli chiese con tono sorpreso: “Cosa ti ha spinto a questa conclusione, figliolo?”
“È una lunga storia…” rispose l’eroe, ormai fissato da tutti. “Sì, sì, ora ve la racconto…”
E così fece. Raccontò tutto quel che fece Xardas con il cadavere del drago non morto e gli disse nella cabina. Quando terminò, rimase un insolito silenzio nella stanza. Alcuni sembravano riflettere, altri sembravano preoccupati. Milten e Vatras ce l’avevano stampato in faccia.
Fu Diego a rompere il silenzio: “Allora… l’evocatore di demoni ora è alleato di Beliar?”
“No. Per lo meno mi ha assicurato di non servirlo. Allora, che dite?”, l’eroe di rivolse a tutti, “prima pensate che ci sia qualcosa che non va in me e, ora che sapete tutto, non dite niente.”
“Siamo senza parole, come te. Ma non è una bella faccenda.”
“Oh, forza”, replicò l’eroe con sarcasmo.
“La domanda è cosa stava facendo esattamente lì? Ho l’impressione che abbia preso il potere o l’anima del drago non morto… da lì”, parlò Milten con tono incerto.
“Aver preso la sua anima? Dai, Milten …”, mormorò Diego con tono dubbioso.
“Il giovane mago del fuoco ha ragione”, risuonò la voce di Vatras. “Probabilmente ha incanalato in sé il potere di Beliar.”
“La questione è cosa intende farne. Se l’evocatore di demoni non vuole diventare un servo privo di volontà di Beliar, per cosa l’ha fatto? Per il potere?” chiese Milten.
“No. Ha detto che era l’avatar di Beliar… ed è possibile che anche il dormiente fosse un avatar di Beliar. Questo è per lo meno ciò che il drago non morto ha insinuato durante la nostra conversazione…”, aggiunse l’eroe.
“Cosa, ma … allora forse Xardas vuole solo fermare questo ciclo. Prima che Beliar evochi di nuovo un servo e gli fornisca potere”, rifletté Milten.
“Questo è un motivo probabile”, annuì Vatras concordando. “Ma cosa ne farà adesso?”
“Suppongo che non lo sapremo finché non raggiungeremo il continente. Non penso che si sia teletrasportato a Khorinis.”
Nella stanza piombò il silenzio ancora per qualche momento. Stavolta fu Gorn a spezzarlo: “Quindi … verso il continente?”
“Verso il continente” dichiarò con fermezza l’eroe.
3 GIORNI DOPO
“Ehi, Lester!” lo chiamò Milten mentre passava. Alzò la mano e gli fece cenno.
Lester si avvicinò, “Sì, dimmi?”
“No, no, tieni l’arma con ENTRAMBE le mani. Come la stai impugnando, perdi sicuramente il momento giusto per colpire in volto.”, ruggì Gorn a Pedro. I due si addestravano con Girion approfittando del mare calmo, per non perdere la mano. Ormai, dopo alcune indagini di Vatras e Milten, tutti sapevano che Pedro era stato controllato, come i posseduti a Khorinis. Sebbene ci fosse ancora un po’ di diffidenza, pensavano che qualunque aiuto sarebbe stato utile contro gli orchi o Xardas quando fossero arrivati sul continente.
“Come ti senti? Il tuo mal di testa è davvero sparito, come dicevi?” chiese Milten, gli occhi rivolti a Lester.
“Sì, del tutto. Non mi sentivo così bene de secoli… tralasciando il fatto che ho già fumato tutta l’erba di palude”, sospirò profondamente.
Milten ghignò: “Non sarebbe la prima volta, amico mio?”
Lester non potè trattenersi: “Esatto. Speriamo che anche sul continente ci sia della roba buona come a Khorinis. Anche se non penso che qualcosa possa battere la roba della palude”, disse ridendo.
Il volto di Milten si offuscò, “Ecco… volevo parlarti di questo. Non so se dovresti continuare a consumare erba di palude.”
Lester si accigliò: “Perché mai?”
Milten esitò per un momento, poi buttò lì: “Vieni con me, andiamo a parlarne con Vatras.”
Lester lo seguì, un po’ irritato, e raggiunsero la stanza di Vatras, che sembrava attenderli. Dopo un breve momento di silenzio, Milten continuò:
“Allora… non è del tutto certo ed è solo una teoria, ma… siamo sicuri di una cosa: secondo noi molti cercatori, soprattutto a Khorinis, erano stati membri della Setta.”
“E quindi?”
“Non ti sei mai chiesto com’è accaduto?”
“Beh, adoravamo il Dormiente. E lo facemmo per molti anni. C’è dell’altro?”
“Esattamente”, annuì Milten. Poi con un sospiro. “Stai dimenticando qualcosa: veniste chiamati alla palude dal Dormiente. E a causa dell’erba di palude, per esempio.”
“A causa dell’erba di palude?”, Lester aggrottò la fronte, poi rise leggermente. “Vuoi dire che il demone ci voleva sballati dal fumo mentre lo pregavamo?”
Sia Vatras sia Milten rimasero seri. Vatras prese la parola:
“Per quanto sembri ridicolo, figliolo, è così. L’erba di palude ha una proprietà speciale: apre la mente e permette alla magia di influenzare le persone più ricettive … Come posso dirlo… queste persone possono raggiungere un nuovo livello spirituale, ma sono allo stesso tempo vulnerabili alle influenze negative.”
Lester annuì. “Sì, come dicevano i Guru, quell’erba aveva consentito loro di operare con il tempio…” vacillò, poi guardo sconvolto Vatras e Milten, “Oh no.”
Milten confermò tutto, “Purtroppo, è la verità. Ecco il motivo per cui io… NOI ti consigliamo di smettere di consumare erba.”
“Ma, amico mio, non sono neanche più sensibile agli insegnamenti del Dormiente. Ad essere onesti, non lo sono mai stato particolarmente.”
Vatras scosse la testa, “È vero ed è l’unica ragione per cui seguaci come te o Angar riuscirono a sopravvivere al fallimento. A differenza degli altri. E, anche se il drago non morto è stato sconfitto, non dimenticare che l’evocatore di demoni possiede ora il potere di Beliar. Devi sigillare la mente, figliolo, perché se non lo fai… solo Adanos sa cosa potrebbe accadere.”
Lester rimase in silenzio per un attimo, poi rifiutò il consiglio, “Capisco le vostre preoccupazioni, ma fidatevi di me. Non mi succederà di nuovo qualcosa di simile. Me ne occuperò io.”
“Ma…”, continuò Milten.
“Milten, ti prego”, lo interruppe Lester. La sua voce era calma, ma c’era una nota così seria che raramente Milten aveva sentito.
“Non voglio pensarci più. Credimi… non si può dimenticare facilmente una cosa del genere. E voglio trarne insegnamento. L’erba è l’unica cosa che mi aiuterà a farcela. Perciò, ti prego, amico mio, non temere”, poi si voltò e si diresse fuori, sul ponte.
Milten e Vatras si scambiarono un’occhiata preoccupata e pensierosa prima che Milten facesse un cenno di saluto con la testa e lo seguì sul ponte.
UN MESE DOPO
L’eroe fissava il mare e le onde che si infrangevano contro la nave. Ma con la testa era altrove. Per gli incubi che aveva avuto di recente. Dove i suoi compagni giacevano morti in una foschia nera e lui era in piedi alla fine della scia di cadaveri.
Dove c’era anche Xardas. Finivano sempre allo stesso modo, con le parole: “Potrai aver distrutto la Barriera, sconfitto i draghi e il loro aspirante generale Raven, ma questo è il massimo. Per avermi aiutato ad assorbire il potere di Beliar, ti concederò una morte rapida. E ora SPARISCI!” tuonava la voce di Xardas, e così faceva il potente fulmine scagliato contro l’eroe.
Ne era davvero responsabile? Era davvero responsabile dell’aver portato morte e distruzione a Khorinis solo per la propria libertà?
No, non l’aveva. Aveva sconfitto il Dormiente, che avrebbe dovuto significare la fine del mondo.
Ma senza di lui, Cor Kalom e i suoi seguaci non l’avrebbero mai trovato. Non sarebbe mai stato vicino al risveglio. Era solo con la sua distruzione che erano giunti i draghi e con essi la morte di innumerevoli vite nella Valle delle Miniere. E se gli orchi fossero riusciti a superare il passo, anche di molte vite a Khorinis.
La situazione peggiorerà ora che Xardas possiede questo potere?
Tra tutti questi pensieri, alcune frasi in particolare gli erano rimaste impresse nella mente:
Neanche gli dei conoscono cosa ci riserva il destino…
Tornerai…. ma non troverai riposo…
Un solo prigioniero ha cambiato il destino di centinaia…
L’oscurità si aggira per il mondo … Il male trionferà…
Coraggiosi compagni … Tu compirai una SCELTA…
BELIAR MI HA SCELTO …
E io ho assorbito il suo potere …
Il Re … PERDERÀ la guerra contro gli orchi …!
“Argh, maledizione!” grugnì Gorn. Su due dadi erano di nuovo usciti due 6. “Di nuovo oltre 20. Come fai ogni volta a superare il 20?” chiese a Diego. Anche Lester e Milten lo osservarono, il primo dicendo “Sì, c’è qualcosa che non va!” e il secondo chiedendo “Che trucco stai usando?”. Diego alzò le mani con fare innocente e contemporaneamente sorrise con furbizia, “Forza, ragazzi. Cosa andate a pensare di me? Ho vinto lealmente, l’ha voluto il destino.” E con un ampio gesto afferrò le borse degli amici e di Lares, che erano al centro del cerchio, e iniziò a contare.
Lares aggiunse, ridendo, “Oh, poveri. Volete proprio sentirlo? Anche SE Diego stava usando dei trucchi, non lo ammetterebbe mai, figurarsi… “
Lo interruppe un urlo del capitano: “TERRA IN VISTA!!!”
Finalmente, pensarono tutti tra sé e sé. Rimasti in mare per settimane, senza toccare terra. Tutti stanchi di viaggiare in mare, molti erano più esausti rispetto al viaggio verso il tempio di Beliar.
Uno a uno giunsero sul ponte. Il capitano si rivolse a Lester, “Ehi, prendi un momento il timone… devo dare un’occhiata alla carta con il sestante per sapere dove ci troviamo esattamente adesso.” E si voltò prima che Lester potesse rispondergli. Milten gli diede una pacca sulla spalla, “Forza, amico mio, starò al tuo fianco.”
“Sembri turbato,” notò Lester.
“Oh… stanno succedendo molte cose.”
“Come ad esmepio?”
“Beh, ormai siamo quasi arrivati, ma gira voce che gli orchi stanno vincendo la guerra. E poi …”
“Sì?” chiese Lester impugnando il timone con le mani.
“Non riesco a fare incantesimi ultimamente. Le mie rune… sono inutili.”
Diego e Gorn si avvicinarono all’eroe, che era appoggiato al parapetto e guardava verso occidente. L’eroe poi indicò la cupa massa di terra che emergeva dalla foschia. Oltre agli incendi e alla distruzione della capitale Vengard, visibile perfino da quella distanza, il cielo dorato per il sorgere del sole contribuiva a rendere sgradevole l’immagine.
“Cos’è successo?!” chiese Diego.
“Ho proprio un pessimo presentimento …” borbottò Gorn con ansia.
“A chi lo dici… “, concordò Diego.
L’eroe rimase in silenzio per alcuni minuti prima di esclamare con fermezza, “Scopriamolo!”. Poi chiamò tutti a gran voce: “Diego, Milten, Lester, Gorn, con una barca approdiamo sulla costa. Lee, Lares, Angar, voi salirete su un’altra e …” il discorso venne interrotto da un tremendo tuono. Lo sentirono tutti e si voltarono verso Vengard, dove adesso era visibile un’enorme sfera blu.
“Una barriera?!” esclamato Milten sconvolto.
“Immagino che non sia andata per niente bene, se hanno avuto l’ardire di farlo,” commentò Diego.
“O non imparano mai,” mugugnò Gorn.
POCO DOPO
La barca attraccò su una spiaggia lontana dalla capitale, di fronte ad Ardea, un villaggio di pescatori. Gli amici saltarono giù sulla sabbia. Tutti piuttosto sollevati, ma fu Gorn a manifestare quella sensazione: “FINALMENTE vera terra sotto i piedi. Stava diventando insopportabile sulla nave.”
“Non dirlo a me… “, anche Lester sembrava decisamente sollevato.
L’eroe sollevò la mano e richiamò tutti, “Forza, andiamo!”
Gli amici salirono il sentiero scosceso verso il villaggio. Gorn si guardò intorno più volte sentendosi osservato, “C’è qualcosa che non va.”
“Ma davvero?” ribattè Diego, muovendo anche lui lo sguardo intorno. “Siamo osservati.”
“Da chi?” chiese Milten, guardandosi intorno.
“Dai pescatori, sembrerebbe. O… chiunque sia quel tizio con addosso quegli stracci. TI HO VISTO!”, lo apostrofò Gorn.
“Stai fermo”, disse l’eroe e impugnò la sua spada. Si avvicinò al macigno e saltò davanti al giovane uomo emaciato con addosso degli stracci bianchi che si era nascosto dietro. Questi sussultò e appoggiò il volto tra le mani. Completamente pallido e terrorizzato, scrutò l’eroe:
“Vi prego, Signore, non volevo… sono solo… gli orchi…”, piagnucolò, nascondendo il suo volto per la vergogna e stringendosi.
Lester appoggiò la mano sulla spalla dell’eroe, “Ne ha avute abbastanza, lascialo stare, è terrorizzato.”
L’eroe annuì e rinfoderò la spada confuso. Poi seguì il sentiero fino al villaggio e si fermò all’entrata con i quattro amici.
“Per Innos …”, mormorò Milten a bassa voce.
Davanti agli amici c’era una strana visione. Una di quelle che fa battere più forte il cuore di qualunque persona non sia passata per la stessa esperienza.
Orchi.
Schiavi.
Dovevano essere schiavi. Umani, emaciati e maltrattati come quello di prima, spintonati dagli orchi. Sembravano diversi dagli orchi di Khorinis, ma nessuno ebbe il fegato o il tempo di pensarci.
Un orco adocchiò gli umani. Non sembravano voler attaccare subito, ma la tensione era troppo alta tra gli amici per sprecare qualunque pensiero. L’orco commentò divertito:
“Voi sembrate forti …”, e Gorn sputò per terra.
Vicino al tavolo al centro del villaggio c’erano due orchi guerrieri e in mezzo un altro orco con armatura pensate e mantello, probabilmente il capo. Questi si accorse degli ultimi arrivati, contorse il muso con disgusto, ma anche stupore, e alzò la voce:
“Xardas ha ordinato che TUTTI i Morra devono essere portati agli scavi”, l’orco colonnello si spostò dal tavolo.
“E VOI mi sembrate MORRA!”, la voce dell’orco ora tremava letteralmente. Sollevò la mano e puntò il dito in direzione degli amici e soprattutto dell’eroe al centro.
“Soltanto un orco morto è un orco buono!” gridò Diego, estraendo il suo stocco. Anche i suoi amici impugnarono le loro armi.
L’orco colonnello li scrutò minaccioso: “Sottomettetevi!”
L’eroe scrutò minaccioso il piccolo squadrone di orchi: “A caccia di orchi …”
“ALL’ATTACCO!!!”
E così, dopo lungo tempo, i prigionieri della colonia penale, i compagni che avevano profanato il tempio di Irdorath, erano tornati a casa. O a ciò che ne rimaneva. E di nuovo finii coinvolto in un nuovo conflitto. E questa volta dovetti scegliere… nell’ultima avventura.
Ma questa… è un’altra storia.
Traduzione italiana a cura di Marco “Colmar” Colombo.
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“Corre voce che gli orchi stanno vincend
o” ma corre voce dove, se sono da più di un mese per mare ? Dove avrebbero sentito questa voce?