Calendario CSP: 16 dicembre 2018


Nella sedicesima casella il CST ci propone due discorsi sugli Hashishin di due personaggi di Ben Erai, uno schierato dalla loro parte, l’altro che invita a diffidare delle loro parole.


Vieni, vieni, qui all’ombra al fresco! Sì, il sole qui non ha pietà, vero? È la maledizione di Innos. Ma Beliar offre la benedizione dell’ombra a tutti. È grazie a Beliar che il nostro popolo vive e prospera.

Vuoi sapere com’era qui prima? Prima della venuta di Zuben e del vero credo? La vita nel deserto era povera e senza piaceri, eccetto per i pochi sultani ed emiri che regnavano sulle città. E cosa facevano del loro potere? Rendevano schiavo il popolo. Costringevano il popolo del Varant a combattersi in guerre fratricide, tingendo le sabbie del deserto di rosso. Il commercio non poteva fiorire. Le poche carovane che osavano spostarsi di villaggio in villaggio dovevano temere l’assalto dei predoni. Oppure le temibili tempeste o l’impietoso sole di Innos.

Dai un’occhiata attorno e guarda cos’ha fatto di noi il magnifico Zuben! Ha riunito i regni del deserto e messo fine alle guerre. Ha fatto di noi un unico popolo, grande ed unito, talmente potente da aver messo in ginocchio anche Myrtana. E mentre oggigiorno il vecchio regno è spezzato, il nostro potere continua a crescere. Con il nostro potere cresce anche la nostra ricchezza. Sì, figlio dalle tasche vuote, ti ho visto guardare il mio oro. Ho visto come i tuoi occhi bramano la ricchezza delle mie miniere. Ti prego, guarda pure! Ma fai attenzione a dove metti le dita. Ma no, no, non temere: non farei mai tagliare le mani ad un ladro. Questi tempi barbari sono passati, grazie a Zuben. A cosa serve un uomo senza una mano? Come schiavo, con entrambe le mani, saresti molto più utile nelle mie miniere. Sì, le miniere sono la fonte della nostra ricchezza. Da voi al nord Beliar è temuto come il signore della morte. Ma Beliar è anche il signore della terra. Ed è il signore di tutto ciò che la terra nasconde. Pietre preziose e metalli. Pensi sia un caso che l’oro, che per secoli è stato nascosto in queste montagne, sia stato scoperto nei giorni di Zuben? Lui ci ha portato il benvolere di Beliar. Ed è per questo che noi lo onoriamo.

Ma un altro dei regali di Beliar ha molto più valore della semplice ricchezza. Quello che dico ti sorprende, figlio dalle poche parole? Sì, Beliar ci ha portato ricchezze, è vero. Ma soprattutto ci ha condotto alla libertà. Beliar è il dio della morte e della distruzione, ma in verità è il dio della vita, perché senza morte e distruzione, senza caos e trasformazione, la vita non può essere. La vera morte è l’ordine senza vita di Innos. Innos conduce alla schiavitù. Sotto Beliar invece ogni uomo è suo padrone… fintanto che continui ad adorare il padrone di tutti i padroni. Non mi credi? Volgi gli occhi agli schiavi e dubiti della libertà che regna oggi nel Varant? Ma vedi, Zuben ha decretato che nessuno possa più nascere come schiavo. Tutti nascono come uomini liberi. Tutti gli schiavi che qui vedi sono artefici della propria schiavitù. Prima nel Varant regnavano solo sultani ed emiri, e dopo di loro i loro figli e poi ancora i loro nipoti. Oggi invece, chiunque può diventare padrone, come ho fatto io! Certo, Zuben regna su tutti noi. Ma non è un despota come lo era il Re del nord, i cui baroni regnavano per lui, assieme ai suoi squadroni di burocrati e giudici. Zuben è lontano da qui, ad Ishtar, e volge il suo saggio sguardo a cose più importanti. Estende la sua mano protettrice su di noi, fa sì che l’ira di Beliar non ci colga, ma per il resto ci lascia al nostro giudizio ed alla nostra libertà… finché il giusto tributo viene pagato a lui ed a Beliar.

Sì, certo, Beliar è un signore iracondo. Beliar non ha pietà per i suoi nemici! Ma soltanto per loro. Così come Zuben è buono e generoso con chi lo onora e rispetta. A Beliar gli onori, a noi la ricchezza! Guarda che vita miserabile conducono i servi degli altri dei. Questi richiedono sacrifici e privazioni. Perché? Fatti questa domanda. La vita non è fatta forse per essere vissuta? Le ricchezze non sono fatte per portare gioie? Non ti attirano i dolci frutti delle nostre oasi? Coglili! Cosa ne dici della bellezza delle nostre schiave? Vai, lasciati incantare dalle loro danze! Desiderio e lussuria non sono peccati, agli occhi di un dio buono come Beliar. Non conosciamo il digiuno, la vergogna, la privazione, non condanniamo i piaceri dell’erba di palude. Dai a Beliar ed al suo profeta ciò che loro spetta e anche tu vivrai su mille guanciali, in una vita piena di piaceri e gioia, come me.

Non sei convinto? Veramente, devi essere figlio del dubbio in persona! Ti commuove la triste sorte dei nomadi? Quei selvaggi ammantati di semplici vesti, che vivono nelle caverne e puzzano del sudore del loro bestiame? La loro condizione non è forse opera loro? Non hanno provato a depredare le nostre oasi e le nostre carovane, una volta dopo l’altra? Zuben non è un padrone crudele. Tutti possono riconoscere la sua autorità, inginocchiarsi dinanzi al suo cospetto, e quindi vivere. Ma questi nomadi cocciuti non vogliono onorarlo come padrone, per loro dunque possono esserci solo catene e morte. E il re? I suoi soldati sono giunti nelle nostre terre, hanno saccheggiato le nostre città, disonorato le nostre donne, rubato le nostre ricchezze. Le possenti mura delle nostre città sono state distrutte. Ma Beliar ha sentito i nostri lamenti. Beliar ci inviò Zuben, per darci nuovamente libertà, onore e ricchezza.

E tu, figlio del nord? Puoi essere parte del nostro futuro radioso! Per noi la ricchezza, per Beliar la gloria, per i suoi nemici la morte!

~ Sancho, governatore di Ben Erai


Non lasciare che gli Hashishin ti raccontino favole, giovane.

Non essere stupido! Non si stancheranno mai di decantare la propria scaltrezza. Lasciali parlare! “Un Hashishin non scommette mai su un solo combattente nell’arena”, “la prima arma dell’Hashishin è la sua lingua, la seconda il veleno, solo la terza è la spada”, “dove altri regnano con la violenza, gli Hashishin regnano col sotterfugio”. Dimmi, ti fideresti mai di qualcuno che racconte queste sciocchezze?

Lascia che qualcuno ti racconti la verità. Ricordo bene com’era nei tempi andati, molto prima di Zuben. L’ho visto salire al potere, cadere e salire di nuovo. Non è che ce la passassimo così tanto bene anche allora, questo è ovvio. Ma non andava neanche così male come ti vogliono far credere adesso.

Gli emiri ed i sultani di allora non erano sempre dei padroni giusti. Ma almeno riuscivano a controllare l’avidità dei mercanti! Guardati attorno oggi. Ora sono i commercianti che tengono in pugno le città. Pensi che il loro potere si basi sul fatto che sono reggenti giusti ed abili? È grazie all’oro che hanno ottenuto la loro posizione. E non sprecano neanche un secondo per pensare al bene delle loro città. Ognuno di loro sfrutta i suoi sudditi, si arricchisce grazie al commercio ed alle miniere, tutti lottano uno contro l’altro. È questo che li governa: egoismo ed avidità. E il grande Zuben? Li guarda da lontano, mentre loro si cavano gli occhi a vicenda come gli avvoltoi. Cosa di cui questi sciocchi vanno particolarmente fieri. La loro libertà. Sì, bella libertà, la libertà di sfruttarsi a vicenda! Pensi che Zuben li lasci fare per altruismo? È astuto, quel vecchio serpente. Sa bene che se regnasse con mano più ferma avrebbe a che fare con rivolte costanti. Ma lasciandoli fare sono tutti troppo impegnati ad accoltellarsi alle spalle perché possano diventare un pericolo per il suo potere.

L’ho detto una volta e lo dirò di nuovo: gli Hashishin sono degli eretici, tutti. Tempo addietro la maggior parte della gente adorava Adanos. Adanos è un dio benevolo. Ci insegna a vivere in moderatezza e con diligenza. Ci insegna l’importanza dell’equilibrio. Ci insegna a goderci la vita, ma anche a sobbarcarci i nostri doveri. Ci mostra il valore di ognuno, ci insegna a pensare al prossimo, e ci porta nuova vita grazie all’acqua! Gli Hashishin ti racconteranno molto delle rinfrescanti ombre di Beliar, ma è l’acqua che porta la vita qui nel deserto ed anche loro sono costretti a bere per vivere. Ti sei mai chiesto quale sia il grande insegnamento che il loro profeta ha portato al posto dell’antica fede? Gli Hashishin adorano Beliar soltanto per due cose: per il dono della libertà ed i piaceri della vita! Beh, sono di certo liberi ora. Liberi da scrupoli. Liberi dalla moralità e dalla decenza. Predicano solo il valore della forza e dell’astuzia. Ed il piacere è l’unica cosa per cui vivono: non conoscono ideali superiori, solo le gioie effimere della vita. Indecenze con le schiave, scommesse sui combattimenti nelle arene, l’ebbrezza dell’erba di palude—sì, sì, giovane, vai a Lago, non è così lontano, e scoprirai cos’è diventato quel posto. Vedrai con i tuoi occhi cos’ha portato il regno di Zuben.

E non farti traviare dai loro discorsi sulla libertà: sì, Zuben tiene sciolte le redini dei suoi governatori. Ma credimi, è pronto a tirarle molto velocemente se dovesse essercene il bisogno. Non mette bocca nei commerci e negli affari locali, perché dovrebbe del resto? Ma la vera libertà qui nel Varant non ce l’ha nessuno. Il vero padrone è sempre e solo Zuben, non il governatore. I suoi scagnozzi sono dappertutto. Guardali: i giovani Hashishin, educati ad Ishtar, controllati direttamente da Zuben, inviati in ogni angolo del regno. Per servire i governatori? Hah! Per avere occhi ed orecchie solo per Zuben. Qui a Ben Erai possiamo ancora parlare in libertà, ma recati a Bakaresh o Mora Sul. Lì nessuno osa fiatare. Nessuno può fidarsi di nessuno, neanche del proprio vicino. Il tradimento è una virtù ben ricompensata tra gli Hashishin, trasforma il popolo in un gruppo di spie. Dubiti di quello che dico? Allora dai un’occhiata ai commercianti che fanno i migliori affari e chiedi loro se appartengono agli Hashishin. Solo gli Hashishin possono commerciare con Ishtar. Solo gli Hashishin possono gestire le fonti d’acqua. Solo gli Hashishin possono essere nominati governatori. La gente comune non può fare molto per cambiare la propria sorte ed in realtà diventa sempre più povera. Le strade di Mora Sul oggi sono piene di mendicanti. E c’è da meravigliarsi? Non c’è più lavoro. Guarda me, per decenni ho lavorato nelle miniere. E oggi? Lì ci lavorano soltanto gli schiavi adesso. Certo, gli schiavi ci sono sempre stati, ma oggi mezzo Varant sembra essere in catene.

Alla fine, tutto questo parlare di libertà e ricchezza gli si ritorcerà contro: al guerrafondaio Zuben interessa soltanto il suo potere. La maggior parte di chi lo segue è composta da giovani senza esperienza. Cresciuti sotto l’occupazione di Rhobar. Sì, il tuo popolo ci ha fatti soffrire per molto tempo, uomo del nord. Ma questi giovincelli hanno dimenticato che siamo stati noi ad invadere Myrtana. Loro e le loro famiglie pagheranno il prezzo della megalomania di Zuben, mentre oggi lo adorano come grande liberatore! Ma se ne accorgeranno presto. I nomadi sono stati pacifici per molto tempo. Adesso attaccano le nostre carovane. Pensavano di poter cacciarli impunemente a lungo? E questo è solo l’inizio. Scommetto, caro giovane, che Zuben ha di nuovo rivolto lo sguardo verso nord. Che sia il Re o gli orchi a regnare lì non gli interessa e non cambia i suoi piani. Si sta preparando alla prossima guerra. Che non si meraviglino poi quando avremo perso anche questa guerra per sprofondare nuovamente nella miseria!

No, giovane. Non lasciare che ti raccontino favole.

~ Fatih, ex-lavoratore delle miniere di Ben Erai


Traduzione italiana a cura di Lorenz ‘Lck’ Klopfenstein.


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Commenti

Roberto
Roberto

Grandi ragazzi! E’ una bellissima sorpresa a distanza di un decennio scoprire che c’è ancora qualcuno che lavora su Gothic 3. Grazie ancora

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