Dopo un po’ di tempo senza alcuna notizia, per la fine dell’estate, il CST ha deciso di farsi vivo con alcuni nuovi screenshot ed un racconto breve, intitolato “Problemi con i Mercenari”.
Problemi con i Mercenari
Lo scrittore del team Fenris ha deciso di intrattenerci con uno dei suoi racconti brevi. La storia sottostante riguarda uno dei nostri nuovi personaggi, il cacciatore di taglie Rabe (Raven in inglese), che avete già conosciuto nella casella numero 7 del calendario natalizio 2010, e che potrete trovare nel gioco.
“Gente, fidatevi di me, non ce n’è più per oggi!” disse Flint, implorando i quattro Mercenari dall’aspetto torvo. Quelli veniva ormai ogni notte nella sua taverna, bevevano a sazietà, e diventavano nervosi. Sempre più irrequieti, giorno dopo giorno. “Vi siete scolati i miei barilotti come degli ogre.”
“Oh, stronzate! Ho visto un paio di botti proprio dietro di te!” grugnì Spike. “Daccene un po’ o ti ficchiamo in un barile vuoto e ti facciamo rotolare giù per la strada!”
Nello scoppio di risate generali, uno di loro gridò, “Probabilmente ha riempito la botte con il suo sudore. Comunque, non si nota davvero la differenza – questa roba sa di piscio di troll.”
In tono lamentoso, l’oste replicò, “Non sono per voi. Le ho già vendute al Cinghiale Inferocito a Montera.”
Spike continuò, imperturbabile, “Non ce ne frega un cazzo. Chi se ne importa delle promesse che hai fatto a quelli di Montera? Qui a Faring, noi siamo l’élite, e se chiediamo da bere, ti conviene decisamente offrirci qualcosa.” Si piegò in avanti, appoggiandosi col gomito sul bancone e sorridendo compiaciuto. “Se vuoi la nostra protezione, portaci subito quel dannato piscio.” Grugniti di assenso riempirono l’aria.
“Hai mai considerato perché il liquore sa di piscio?” giunse una voce dal vano della porta. “Un locandiere minacciato potrebbe avere proprio l’idea di pisciare nel boccale di chi lo tormenta.”
Flint si tirò indietro, mentre gli altri uomini si voltarono verso l’entrata. Tutto era già avvolto dalle tenebre, punteggiate da qualche sprazzo di luce. Un odore pungente di erba di palude si diffuse nell’aria.
“Chi abbiamo qui, allora, un comico? Perché non entri e ripeti quel che hai appena detto?” sbraitò Spike.
Il piccolo bagliore si avvicinò, e davanti ai mercenari si fermò un tizio sudicio, con un abito di cuoio nero, i capelli arruffati, gli stivali incrostati di fango, il volto sporco. La schiera di Mercenari ridacchiò. Uno di loro si fece beffe di lui “Un buffone, huh? Le spari un po’ troppo grosse, per essere conciato in quel modo”.
Spike sfoggiò un ghigno maligno.
Flint decise di rimanere fuori dalla faccenda. Lo straniero era già in un mare di guai. Gli Orchi erano poco interessati alle zuffe tra Mercenari e i girovaghi, perché Spike era il campione assoluto dell’arena di Faring. Era meglio stargli alla larga piuttosto che innervosirlo. Ma la figura sulla soglia provocò ancora di più Spike, entrando e buttando via uno spinello consumato. “E allora? Col putiferio che ho sentito da fuori, pensavo di trovare in questo posto qualche combattente incallito, ma vedo solo sbruffoni.”
Il volto del gladiatore si contrasse per la rabbia mentre estraeva la sua lama. “Te la sei proprio cerc…”
Una mano si fece avanti e si strinse rapidamente attorno al braccio di Spike che reggeva la spada; un calcio sugli stinchi e il suo equilibrio vacillò. Spike riuscì a reggersi ancora in piedi – per un pelo – prima che un pugno al mento lo stendesse a terra.
“E voi, state buoni. Prendete il vostro amico e andate sulle colline se non volete unirvi a lui per terra.”
La spavalderia dei Mercenari crollò del tutto dopo queste parole; fecero come ordinato. Flint porse al viaggiatore uno straccio bagnato per pulire il volto sudicio. Dopo che lo straniero ebbe strofinato via lo sporco, Flint si rese conto di chi fosse. “Rabe (o Raven)! Me lo sarei dovuto aspettare. Nessuno sa cavarsela, come fai te, con gli attaccabrighe.”
“Ah, diciamo solo che ho avuto una pessima giornata. Picchiare quel tizio mi ha proprio dato soddisfazione. Peccato non fosse un Hashishin!”, scoppiò a ridere il cacciatore di taglie.
“Allora? Cos’è successo?”
“Ah, beh,” rispose Rabe (o Raven), gesticolando, “avevo catturato un Paladino a Montera, ma uno di quei sanguinari Hashishin mi ha teso un’imboscata, colpendomi con una freccia avvelenata e portando via il tizio.” Il cacciatore di taglie si appoggiò al bancone. “Se ho ragione, l’Hashishin è diretto a Capo Dun. Domani invierò una lettera a Bufford. Vediamo se riesco almeno ad assicurarmi che quel bastardo non riceva alcuna ricompensa.”
Flint fece un cenno di comprensione. Sapeva dell’avversione di Rabe (o Raven) per la gente del deserto e quanto gli Hashishin avessero reso dura la vita per i cacciatori di taglie a Myrtana.
“E l’erba di palude?” chiese il locandiere. “Per cos’è? Fumarla ti renderà solamente più lento, e gli dei sanno che la gente lenta non vive a lungo in questo mondo.”
“Per il dolore. E, inoltre, hai visto che sono tutt’altro che lento.”
“Vai a lavarti, allora. Se rimani qui ancora un po’ di tempo e tieni quella feccia lontana dal mio collo, ti lascerò dormire qui gratuitamente e ti darò tutto il liquore che riesci a bere per poche monete.”
“Ecco, questo è quel che mi piace sentire.”
Traduzione italiana di Colmar.
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