Tre uomini si avventuravano per un passaggio lungo e stretto, scosceso.
“Sai che penso?” chiese Olf, imbracciando un piccone.
“No, non credo,” borbottò Dytar. “Tieni ben sollevata quella torcia, così non ci sfuggirà nessuna trappola.”
“Te lo dirò in ogni caso,” replicò il primo. “Ho la sensazione che troveremo un bel po’ di oro. Lo sento nel mignolo.”
“Aah, nell’ultimo tempio, era nell’alluce. Deciditi…” rispose Dirk lamentandosi. Stava trasportando degli attrezzi da scavo. “E non abbiamo trovato nulla, comunque.”
“Beh, è stato perché quelli dell’Ordine sono stati più veloci. Ma nessuno è stato qui prima di noi.”
“Ritieniti fortunato che non ci abbiano ancora beccato fuori dalla città.”
“Ehi, attento! Fermo.” urlò Dytar, mettendo fine alla discussione. “Non vedi quell’affare, imbecille? Quella lastra mi sembra strana. Potrebbe essere un’altra trappola.”
“Beh, sempre meglio di quegli spuntoni di prima.”
Un forte rumore in lontananza li interruppe. Poi un suono simile ad artigli che graffiano la pietra. Vicino. Molto vicino.
“Che cos’era?” bisbigliò Olf. “L’hai sentito?”
“Non sono sordo!” sospirò Dirk.
“Stai indietro!”
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